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A

nneliese Schuh-Proxauf non ha mai perso tempo. La novanta-

quattrenne originaria di Innsbruck ha molti aneddoti da rac-

contare, su avvenimenti, coincidenze e personaggi famosi. Se

ne ricorda come se fosse ieri. Come se avesse vinto proprio ieri le fa-

mose discese libere di Hahnenkamm e Kandahar, come fosse stata ieri

per quattro volte campionessa nazionale e partecipato ai Giochi Olim-

pici e ai campionati mondiali di sci. Con Anneliese il passato torna a vi-

vere. Il suo modo di raccontare desta la curiosità di chi l’ascolta. Rac-

conta com’era allora, quando imparava a sciare sulla Seegrube, come

si svolgevano le gare importanti e perché è riuscita ad arrivare a tanto,

ma non è mai stata campionessa mondiale o vincitrice alle Olimpiadi.

Anneliese Schuh-Proxauf è membro di un movimento che vide i pro-

pri inizi anche in Tirolo: la storia dello sci è nata anche qui, su quelle pi-

ste dove scivoliamo oggi con la tecnica del carving o del wedeln. Benve-

nuti a un viaggio sulle tracce di una leggenda.

Le prime tracce

Sono già passati 130 annni da quando a Innsbruck comparve per la

prima volta un paio di sci. Julius Pock, uno degli alpinisti più conosciu-

ti del suo tempo, fu uno dei primi a cimentarsi con i prominenti sci di

allora, lunghi tre metri e larghi otto centimetri e con un peso di cinque

chilogrammi, e a descrivere la sua esperienza per iscritto. Il suo raccon-

to del marzo 1892 è avvincente e temerario:

“Gli sci si dimostrano come mezzo utilissimo su campi innevati pia-

neggianti o lievemente inclinati. La discesa di tratti molto ripidi e se la

neve è ghiacciata non è impresa facile. Non appena si inizia la discesa

si raggiunge subito una velocità spropositata e non serve a nulla cercare

di frenare coi bastoni. Se si corre pericolo di essere travolti da un osta-

colo, l’unico rimedio è quello di buttarsi per terra per porre freno alla

vertiginosa discesa. Davvero impacciati ci si sente nel momento in cui

si cade sulla schiena; senza slacciarsi gli sci almeno da un piede è prati-

camente impossibile rialzarsi. Da quanto detto consegue che gli sci so-

no adatti principalmente per la pianura, mentre non sono utilizzabili in

montagna, nemmeno su versanti mediamente ripidi. Non appare vero-

simile che qualcuno, nemmeno lo sciatore più esperto, oserebbe tenta-

re la discesa da una delle nostre montagne, per esempio dall’Hafelekar,

con questa specie di scarpe da neve.“ Oggi sappiamo che Julius Pock si

sbagliava di grosso. Ma come poteva saperlo. Non esistevano istruzio-

ni per l’uso e nemmeno esempi da seguire o maestri di sci. Si capisce

quindi che i primi ad avere il coraggio di provare questo sport, appesero

ben preso i loro sci giganteschi alla parete senza riconoscerne il poten-

ziale divertimento. Uno di loro era Alfons Siber, pittore originario di Hall

in Tirol che al contrario di molti suoi contemporanei era convinto che lo

sci avrebbe preso il posto della slitta, lo sport invernale più amato dell’e-

poca. Siber venne deriso e beffeggiato per questa sua convinzione, non

mancarono però gli interessati che vollero imparare da Siber, che diven-

ne quindi, per sua grande consolazione, il primo maestro di sci in Tirolo.

Anche Alice Emilie Czelechowski, conosciuta in seguito come autrice di

libri per bambini, si fece svelare da Siber il mistero delle due assi sotto i

piedi e divenne nel 1896 la prima sciatrice donna del Tirolo.

La prima vittima

Nonostante il grande scetticismo regnante non mancarono quindi gli

entusiasti, che impararono ad apprezzare questo nuovo sport, anche se

allora assomigliava più a una camminata con gli sci che alle vertiginose

discese di oggi. Nel 1893, solo poco dopo l’arrivo degli sci a Innsbruck,

Heinrich Engl, mastro carraio del quartiere di Wilten, presentava i primi

sci prodotti in Tirolo. Engl era stato spinto dallo studente di medicina

Max Peer, a suo tempo uno degli sciatori più attivi di Innsbruck. Peer stes-

so volle testare questi primi sci sulle montagne intorno a Innsbruck. Ciò

lo condusse a una tragica fama: a quel tempo era più che altro chi viveva

nella natura a saper riconoscere il pericolo delle valanghe, ovvero conta-

dini, cacciatori e guardaboschi, non di certo i primi sciatori. Poiché non

esistevano piste battute come le conosciamo oggi, ognuno individuava

un proprio percorso. Così anche Max Peer. Il 18 febbraio 1897 decise di

intraprendere un’escursione con gli sci con un suo conoscente sul ver-

sante Saile dell’Axamer Lizum. Quando si staccò la valanga Peer non ebbe

coscienza del pericolo in corso. Il suo accompagnatore raccontò in segui-

to che Peer si lasciò dapprima trascinare con euforia dalla prima onda-

ta di neve. Alla fine però la valanga ebbe la meglio. Max Peer è conside-

rato fino a oggi come la prima vittima dello sci. Questo incidente portò

alla fondazione della Società di Soccorso Alpino Volontario di Innsbruck.

Arriva la bufera

I pionieri dello sci di allora non si lasciarono impaurire da questo tra-

gico evento. La maggior parte di loro non frequentava le zone di alta

Traguardi pioneristici del 1927/28: i portatori dovevano superare

per due volte al giorno la distanza fra Hungerburg e la Seegrube

carichi di pesi fino a 70 kg. //

Новаторское достижение 1927/28 гг.: носильщики

дважды в день преодолевают участок пути между

Хунгербургом и Зеегрубе, неся груз весом до 70 кг.

Già nel primo inverno dalla sua messa in funzione nel 1928

le nuove funivie per la Seegrube registrarono grande affluenza.

Numerosi sciatori si allenavano qui per le competizioni. //

Уже в первую зиму своей работы, в 1928 году,

новые подъемники на Зеегрубе были загружены в

полную силу. Многочисленные лыжники ездили сюда

потренироваться.в Инсбруке. Внизу фото из 1920-х годов.

©STADTARCHIV /STADTMUSEUM INNSBRUCK